giovedì 12 aprile 2012

FIABA PADANA







pubblicata da Riccardo Solari
4 aprile 2012


La nella nebbia tra il suono di campane
quando non vedi le verdi val padane
a volte accadono vicende molto strane
son gli incantesimi della fata ''mondana''
coi gnomi celtici che fotton la dogana
dicon di essere di origine padana
e ci raccontano questa vicenda umana
di un senatore che un tempo fu una rana
che espresse male il suo terzo desiderio
ed il miracolo non fu per niente serio;

Chiese a una fata : ''Che un principe io fossi''
ne otenne una sciagura creò l' umberto bossi





Per sdebitarsi allora la megera
dovette formulare la maniera
di soddisfare un quarto desiderio
lui si impegno chiedendogli il favore
di trasformalo e farlo senatore
e pure questo ancora fu un altro fallimento
cambiandolo da rospo a ministro al parlamento



Cosi dovette correre ai ripari
chiedendole di mettersi in affari
; se fai un bel miracolo e mi trasformi il figlio
da un povero idiota a presidente del consiglio....
MA guarda cosa ha fatto sta mignotta!!!
mi ha trasformato il figlio in una trota




Allora questa volta il senatore Umberto
provo con un sistema che riteneva certo
usando libro della fatta stessa
promise il gran miracolo di una terra promessa
dove le cose vecchie sembravano cambiate
dove le stesse tasse non sono furono pagate
dove non c'è l'italia comunista …..

.però anche in quel miracolo
ci fu una grossa svista ,
confusero il legale ,cambiandolo in leghista

domenica 12 febbraio 2012

ALEMANNO E LA NEVE


Lesse er foglio sol co' l' occhi: trenta millimetri di pioggia
ma er cervello nun capì che eran dieci volte tanto, ma de neve
la prima va da sé che da sola scorre e sloggia
ma la seconda attacca e attenzion parecchia je se deve .

Qualcun gli disse - " sta in campana
se vuoi qualcuno mandiam a datte 'na mano "
- " nun me serve niente , state alla lontana
ar monno mostrerò il gran valor del Rais romano "

Lassa perde de gonfiatte e fa' er gradasso ,
che stavolta te serva de lezione ,
a noi romani er caos pe' salasso ,
pe' te soltanto na figura da cojone !!!!







sabato 11 febbraio 2012

lunedì 6 febbraio 2012

tutti figl 'e mamma' e bamboccioni!!!!!!!!.............



Ogni anno tra pendolari e cambi di residenza, sessantamila laureati si spostano da Sud a Nord  per lavoro. 

I dati smentiscono il presunto immobilismo. A un anno dalla laurea il giovanemeridionale si trova distante da casa  214 chilometri 



di LUISA GRION


Eppur si muovono: meno di quanto si faceva negli anni Sessanta, in misura minore anche rispetto agli anni pre-crisi, ma gli italiani, i giovani soprattutto, vanno a cercare il lavoro dove c'è. Il guaio è che spesso non lo trovano. Stare vicino a mamma e papà non è una priorità: certo aiuta se il lavoro è precario e lo stipendio è basso o se i genitori coprono il vuoto assistenziale legato - in caso di figli piccoli - alla mancanza di asili nido.




Ma spostarsi non è un problema.
Secondo un'indagine elaborata dall'Isfol con il dipartimento demografico della Sapienza di Roma il 72 per cento dei giovani fra i 20 e i 34 anni è disponibile a spostarsi pur di trovare lavoro. Il 17 per cento mette in conto di vivere in un altro paese europeo, quasi il 10 è disponibile anche a cambiare continente. Una tendenza confermata dai dati dello Svimez, dell'Istat e di Alma laurea. Le resistenze a cambiare città o regione sono basse, specialmente in presenza di un titolo di studio elevato. E il cambio di mentalità è generalizzato, riguarda sia il Nord che il Sud, sia i maschi che le femmine.

 Il SUD CHE VIAGGIA
Nel 2010, spiega lo Svimez, 250 mila persone si sono spostate dalle regioni meridionali ad altre aree del Paese. Di queste 114 mila hanno effettuato il cambio di residenza (erano 70 mila solo a metà degli anni 90) e 134 mila si sono attrezzati con la mobilità a lungo raggio e il pendolarismo. Volendo considerare il lungo periodo le quote lievitano: dal 1990 al 2005, certifica la Banca d'Italia, il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto due milioni di persone. "Dire che i giovani vogliono starsene con papà e mamma è un luogo comune - assicura Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez - in realtà c'è una grande disponibilità sia a muoversi che ad accettare occupazioni non corrispondenti al titolo di studio. E' vero che negli ultimi mesi in fenomeno si è ridimensionato: fra il 2008 e il 2010 ci sono state 15 mila migrazioni in meno, ma questo è un effetto della crisi".

LE DONNE
Anche loro sono disposte a partire: nel 2009, prendendo in considerazione i titoli di studio medio-alti (diploma e laurea), il 54,6 per cento degli spostamenti per lavoro da Sud a Nord è dovuto alla componente femminile e ciò spiega in parte il crollo delle nascite nelle regioni meridionali. Fra le laureate, dato nazionale di Almalaurea, solo il 4,9 per cento delle ragazze non è disponibile a spostarsi.

I LAUREATI
Nel 2010, dati Svimez, quasi 60 mila laureati si sono spostati dal Sud a Nord per motivi di lavoro (oltre 18 mila con cambio di residenza) e 1.200 sono "fuggiti" all'estero. Almalaurea certifica che solo il 3,8 per cento dei laureati italiani non è disponibile a trasferimenti. Di fatto, ad un anno dalla tesi, i laureati meridionali lavoro a 214 chilometri di distanza media dal comune di nascita, ma la media italiana è comunque alta (88 Km). La disponibilità a spostarsi aumenta all'aumentare del reddito della famiglia di provenienza. "Einaudi diceva che per governare bisogna conoscere" ricorda Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea "affermare che i giovani tendono all'immobilismo è un errore smentito dalle cifre. Non è poggiando su vecchi luoghi comuni che troveremo la strada per uscire dalla crisi".(07 febbraio 2012)
Antonietta Brancati:
siccome da giorni e giorni si sapeva
che avrebbe nevicato, tanto o poco che sia, previdentemente nel mio piccolo mi sono andata a riprendere gli scarponi che non usavo più da 14 anni e me li sono messi ai piedi, grazie ai quali sono potuta uscire e andare tranquillamente a fare la spesa al supermercato: penso che le amministrazioni nel loro grande, con tutti gli scienziati che strapagano, avrebbero dovuto predisporre tutte el misure necessarie per intervenire prontamente per ridurre al minimo i disagi che erano prevedibilissimi:
invece come al solito di questa politica inetta la si è buttata in caciara, mentre in giro c'era il day after e alla fine si è ordinato ai cittadini di arrangiarsi, chiudendo tutto, ma vi sembra un modo corretto di amministrare?????
perchè non si è chiamato subito l'esercito?
perchè si sono permesse le serrate?
i responsabili amministrativi, manager, direttori esterni vanno licenziati subito, facciamo una class action!!!!!!

domenica 18 settembre 2011

Escort, l’inglese anestetico

By ilsimplicissimus
Stanotte ho fatto un sogno o meglio ricordo lampi di immagini rimaste nella memoria. Ho nella mente immagini di giornali che invece di chiamare escort le signorine di Arcore e dintorni, titolavano le “mignotte di Silvio” per usare il temine più castigato tra quelli che mi sento di usare qui. Così bevendo il caffè mi sono chiesto se ci saremmo trovati in questa situazione se negli ultimi trent’anni non si fosse tentato di appannare la realtà attraverso le parole, se i rapporti di potere, le attività, la politica non avessero avuto una sorta di ottundimento linguistico.

Ci fu un periodo, a cavallo del nascente craxismo in cui la realtà veniva edulcorata e in qualche modo occultata burocratizzando i nomi: così i ciechi diventavano non vedenti, gli spazzini operatori ecologici, i disabili handicappati, prima che questa stessa parola cominciasse ad essere sospetta, i sordi non udenti e via dicendo. Questo politicamente corretto italico era in realtà quanto mai scorretto perché interveniva sulla nomenclatura, proprio per simulare un’attenzione che nei fatti non c’era. Oddio a volte la civiltà è anche forma, ma diventa formalismo se manca l’aggancio a una sostanza presente o futura, a una volontà di trasformazione.

Poi man mano che gli anni passavano si è scoperto l’inglese e con esso una grande miniera di attenuazioni, depistaggi, nascondimenti molto utili al potere e ai poteri, un succedaneo del latinorum di Don Abbondio e una estensione mediatica dell’uso dei tecnicismi del linguaggio.

L’inglese offriva e offre una grandissima chance: quella di creare un vuoto semantico che sottrae significati e connotazioni e può essere usato semplicemente come un segnaposto per qualcosa di cui si vuole occultare la valenza. Questo varrebbe per qualsiasi lingua straniera abbastanza distante dall’italiano, ma l’inglese si presta alla perfezione avendo sviluppato al massimo grado una tendenza degli idiomi di ceppo germanico di essere molto contestuali per cui una parola può acquisire diversi significati a seconda delle situazioni o della posizione sintattica. Queste parole immerse in un’altra lingua possono essere usate a qualsiasi scopo.

Anzi assumono un’aura che insieme al fascino del sogno americano, testimonia del distacco e della ieraticità del potere. Per esempio la parola manager usata al posto di dirigente o direttore e condita dalle molte specificazioni possibili offre la possibilità di reclutare personale a costo zero, senza chiari vincoli contrattuali. Così che con account manager possiamo definire sia il direttore commerciale di una grande azienda che un agente di commercio o un procacciatore di affari.

E che dire dell’indefinito welfare state al posto di Stato sociale che in realtà significano due cose differentissime, il primo parla dell’aiuto pubblico che viene fornito a chi si trova in difficoltà, mentre il secondo indica come obiettivo e senso dello Stato, proprio l’eliminazione delle difficoltà e delle disparità tra cittadini? Oppure dell’utilizzo del termine governance al posto di governabilità trasferendo così impropriamente un termine della gestione aziendale a quella politica dello Stato?

Si potrebbero citare milioni di queste distorsioni della realtà entusiasticamente riprese da media sempre più ignoranti e dunque sempre più entusiasti di sviscerare il loro sapere linguistico da terza media e dunque di partecipare a questo gioco di potere. Il provincialismo di step by step al posto di passo passo credo che sia il vertice di talune carriere. E forse la felicità di un account manager che accendendo il proprio home theater pensa al deficit spending per la cena.

Salvo qualche volta, un malaugurato istinto fa baluginare qualche realtà come i bamboccioni di Padoa Schioppa, o i poveracci di D’Alema o la celebre frase di Berlusconi sulla protervia dei figli degli operai che vorrebbero essere uguali ai figli degli avvocati.

Ed ecco che anche la prostituzione è diventata escortaggio: vogliamo mettere la differenza e il suono misterioso, avvincente, perdonante per il berlusconiano tipo? Ma ci sono cose che resistono, dove non si applica edulcorazione o nascondimento: il denaro. Non lo traduce nessuno con money, a scanso di equivoci con le monetine. Solo la chiesa preferisce pecunia, perché almeno è sicura che non olet.

domenica 4 settembre 2011